Recensione: Effetto Spinoza
Può un libro contenere un racconto che al tempo stesso è poesia e filosofia? Ma soprattutto si può ancora scrivere una bella storia ispirata a Spinoza? È questo il caso del bel testo di Anna Maddalena Belcaro Effetto Spinoza: il piacere di leggerlo smuove dentro di noi una riflessione attiva sul Filosofo olandese, aprendo le porte alla sua filosofia che da complessa diventa intellegibile per tutti i lettori di ogni grado e formazione ma al tempo stesso ci diletta per lo stile poetico che descrive. A differenza di altri racconti in cui Spinoza è il protagonista, qui viene appena accennato una sola volta e quasi come se lo vedessimo in maniera evanescente. Sono alcuni personaggi, dopo la sua morte avvenuta nel 1677, ad interessarci: una di questi scopre un misterioso manoscritto nell’ultima casa a L’Aja dove visse e morì Spinoza e ne fa l’oggetto – o forse l’ossessione – dei propri pensieri e intenzioni future. Si percepisce lungo la lettura la scoperta giovanile della propria interiorità in un periodo storico ancora dominato da lotte religiose e dalla supremazia della Chiesa ed è raccontato con il candore della gioventù: la ragazza protagonista – Bergette – che scopre il manoscritto nella casa che fu del Filosofo, senza affatto conoscerlo né sapere mai chi sia, rimane folgorata da quella composizione (a chi, amando Spinoza, non è capitato questo?, verrebbe da chiedersi) al punto che fa amicizia con un gesuita ramingo e ribelle, il quale l’aiuta nella traduzione. Nessuno saprà chi sia l’autore del manoscritto, che si rivelerà essere l’Etica, e il giovane gesuita, aiutato da altri due compagni che mal sopportano la presenza imperante della Chiesa Cattolica, riusciranno a supporre che sia lo stesso del Trattato Teologico-Politico, anch’esso uscito anonimo ma sempre chiedendosi chi sia il misterioso autore. La bellezza del testo è proprio nel diario intimo della giovane Bergette che mette per iscritto le sue impressioni dopo aver letto l’Etica numerose volte e dalle quale traspare l’opinione reale ed autentica che potrebbe avere una persona comune e non edotta leggendo quel capolavoro. Il suo diario sopravviverà dopo la sua morte, presumibilmente prematura, nelle mani di un caro amico. Nello stesso tempo, i tre giovani gesuiti fuggiranno dal convento ma non prima di aver discusso fra loro di quella filosofia che li avrà sconvolti e sulla quale baseranno i propri stili di vita che li porterà probabilmente ad essere considerati eretici, visto che l’azione si svolge sì a inizio Settecento (è proprio qui il legame con il nuovo mondo dell’iniziale Illuminismo) ma sempre in un mondo dominato da una cultura millenaria. Essi avevano solo bisogno di conoscenza e non di litanie. Fanno da accompagnamento alla narrazione i particolari cromatici onnipresenti: il rosso, il verde pastello, l’azzurro, i colori insomma tipici dei pittori fiamminghi ravvisati nei fiori, nella natura, nei paesaggi; inoltre, un protagonista inaspettato, un insetto forse amato dallo stesso Spinoza: un ragnetto che vivrà molto tempo nel faldone del manoscritto. Lo stesso ragno, forse, che il nostro Filosofo avrà visto combattere con le mosche e di cui parla la sua biografia e che avrà preso parte nelle sue riflessioni sulla necessità delle cose e sulla Natura prodotta da Dio.
Effetto Spinoza. Avventure filosofiche, di Anna Maddalena Belcaro.
Ianieri edizioni, 2020. ISBN 979-12-80022-21-9, Euro 18
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