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“Spinoza e l’Olanda del Seicento”: recensione

Written by Foglio Spinoziano on . Posted in blog

Baruch Spinoza e l’Olanda del Seicento di Steven Nadler è certamente un bel libro, basato su un rigoroso lavoro d’archivio, che ci proietta nel cuore dell’Amsterdam e dell’Olanda del Seicento tra rivolgimenti politici, sociali e religiosi.
Scopo del lavoro, come avverte Nadler nella prefazione, non è tanto comprendere lo sviluppo intellettuale del pensiero di Spinoza a partire dalle fonti bibliografiche e dalle tradizioni, bensì descrivere la sua biografia personale annodandola agli eventi sociali, culturali, storici di quell’epoca e di quel territorio, eventi che condizionarono in maniera significativa la sua vita. E’ un testo ricco di suggestioni, che fa emergere il ritratto di un persona riservata ed amabile, che dava grande importanza all’amicizia, capace di vivere con poco, intagliatore e pulitore di lenti, un uomo che trascorse una esistenza concretamente etica, un esempio reale di quella che riteneva fosse un condotta di vita in grado di garantire felicità e beatitudine.
Inizialmente avviato agli studi ebraici, Spinoza prese lezioni di latino da Van den Enden che probabilmente lo avviò anche allo studio delle scienze nuove, della filosofia politica e della filosofia di Cartesio. Il metodo razionale sviluppato da Cartesio era un metodo che consentiva di produrre risultati necessariamente veri a partire da premesse evidenti. Spinoza che nella sua vita fu sempre attratto da una sincera ricerca della verità, vide in questo metodo la possibilità di raggiungere idee adeguate e vere, presupposto necessario per una ricerca rigorosa su dio, sull’anima e sulle condizioni che consentissero il raggiungimento della felicità e della beatitudine. Le riflessioni filosofiche che maturava in quegli anni risultarono tuttavia così radicali (e probabilmente lo sono ancora oggi), da costringere la comunità ebraica di Amsterdam ad emettere contro Spinoza un cherem, una scomunica di rara violenza, per aver espresso “opinioni ed azioni malvagie” (in pratica per aver sostenuto che le religioni istituzionalizzate si basavano sulla superstizione, sull’ignoranza e sul pregiudizio). Nadler descrive in maniera particolarmente accurata tutto il contesto in cui Spinoza matura la propria consapevolezza filosofica e vive gli anni immediatamente precedenti e successivi allo cherem.
Negli anni in cui rimase ad Amsterdam e negli anni successivi a Rijnsburg e Voorbung, Spinoza ebbe modo di condividere un sincero rapporto di amicizia con molte persone, intellettuali ed allievi, basato su un comune sentire filosofico. Nadler racconta molto bene il cerchio di amicizie, costituito da persone che apprezzavano il metodo cartesiano e le scienze nuove, che condividevano l’esigenza di una nuova religiosità più tollerante e meno dogmatica e la necessità di una società realmente democratica che garantisse una piena libertà di pensiero e di opinione. Spinoza, descritto dagli amici come un uomo sempre amabile e di buon umore, fu capace con la sua profonda intelligenza di attrarre attorno a se le passioni di uomini, anch’essi straordinari, che non lo avrebbero mai abbandonato e che lo avrebbero sostenuto sino alla fine.
Un libro che non delude le attese, che fa respirare un periodo storico turbolento e complesso e che restituisce appieno l’umanità di un filosofo maestro di verità e di libertà.

Felice Marotta

Steven Nadler, Spinoza e l’Olanda del Seicento
Piccola Biblioteca Einaudi Ns, seconda edizione 2009
pp. 410, euro 26,00
ISBN 9788806199388

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