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La religione universale: recensione.

Written by Foglio Spinoziano on . Posted in blog

Nella Collana di studi ebraici pubblicata da Salomone Belforte & C. di Livorno, Marco Cassuto Morselli nel libro Barukh Spinoza. La religione universale, attraverso l’esposizione di determinati passi scelti dal Trattato Teologico-Politico affronta un tema poco dibattuto ma assai importante nella comprensione del pensiero spinoziano: l’universalità della religione ossia di quella “religione universale per tutto il genere umano, ovvero la cattolica”, nel senso di “legge divina rivelata a tutto il genere umano attraverso i profeti e gli apostoli”. Cattolica in senso ben diverso dal concetto classico ma anzi insegnata proprio dal “lume naturale” e che accompagna la religione di Israele. Attraverso la prefazione, a cura di Giuseppa Saccaro del Buffa, sappiamo che nel saggio introduttivo dei passi scelti si propone la visuale di uno Spinoza inserito nel contesto ebraico sefardita attraverso la questione dei marrani e rintracciando nel Trattato i temi cari alla trazione talmudica e qabbalistica. Non a caso infatti il saggio si intitola “la teologia messianica di Spinoza” nel senso che egli intendesse il Messia come colui che intende riconciliare lo strappo avvenuto tra Israele e l’umanità intera. Qui sta la tesi ardua ma allo stesso tempo interessante di Cassuto: lo strumento della riconciliazione è proprio la Torah e non a caso scrive prima il Trattato che l’Etica. Il primo come prodromo della tesi il secondo come attuazione della stessa: l’amore verso Dio che è fondamento della beatitudine e fine ultimo dell’uomo. È proprio dalla critica biblica che Spinoza intende iniziare e mostra come, già nei primi cinque capitoli, che la Torah, e non il Vecchio Testamento contrapposto al Nuovo ma sia la Torah scritta che la Torah orale (con il Talmùd e la Qabbalàh), è la summa di filosofia, teologia e politica che permettono di iniziare un percorso di formazione verso una visuale nuova, attuata dal metodo geometrico. Spinoza quindi non più ateo, materialista o negatore del libero arbitrio (e quant’altro attribuito a lui dalla successiva critica della sua filosofia) ma anzi inserito profondamente nel corpus ebraico del XVII secolo e con la chiara determinazione di insegnare proprio la Torah all’intera umanità. Tesi azzardata ma non esente da interesse. Due soli esempi: Deus sive Natura, formula derivante anche nella tradizione ebraica cabbalistica con il numero 86 per la parola Elhoim (Dio), con valore Ha-Tèvah, ossia la Natura; oppure En-Sof, l’Infinito che si esprime attraverso le dieci Sefiròt e che ciascuna contiene al suo interno altre Sefiròt e così all’infinito: la seconda Sefiràh è “pensiero”, mentre la terza è “estensione”. Vivendo tra la comunità cristiana e quella ebraica, rinunciando a entrambe, Spinoza si fa garante di esse come un punto di unione, per l’ascensione dell’Uomo verso Dio. I testi scelti per la dimostrazione di questa tesi, presi dall’edizione italiana a cura di Pina Totaro (edizioni Bibliopolis, 2007) riguardano la fine del Cap. V, l’inizio del Cap. VII, i Capp. XII, XIII e XIV.
Barukh Spinoza. La religione universale.
Testi scelti a cura di Marco Cassuto Morselli
Salomone Belforte & C., 2012, pp. 96
ISBN 978-88-7467-072-7
14 Euro

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